taking care of the instrument – suggestions (in Italian)

Domande frequenti sul buon uso del flauto

IL RODAGGIO

1) cosa è il rodaggio di un flauto nuovo?

Il rodaggio consiste nell’abituare gradualmente un nuovo strumento a sopportare le escursioni di umidità e temperatura  e prepararlo ad un uso professionale intenso e continuativo.

2) perchè è necessario ed importante?

Quando si suona un nuovo flauto, il legno di cui è costituito lo strumento assorbe umidità rapidamente e aumenta un poco di volume, ma nel canale di insufflazione variazioni anche minime hanno conseguenze importanti sul suono: dopo solo pochi minuti può diventare difficoltoso emettere dei suoni puliti. Se si insiste, le variazioni volumetriche rischiano di diventare permanenti e le conseguenze irreversibili.

Si è osservato che è possibile evitare deformazioni permanenti se l’assorbimento di umidità avviene progressivamente e con lunghi intervalli di riposo. Inoltre,  con l’uso  regolare, si forma sulle superfici del canale di insufflazione una patina protettiva naturale che, da un lato, rende le superfici meno permeabili all’umidità e, dall’altro, favorisce lo scorrimento della condensa lungo il canale fino all’espulsione lungo i lati della finestrella.

Vi sono poi considerazioni che esulano apparentemente  dall’aspetto scientifico: quelle che fanno ritenere il rodaggio come il periodo più importante di tutta la vita del flauto. Mi rendo conto che si può avere  difficoltà a crederlo, ma un flauto che durante tutto il rodaggio sia stato suonato dosando la  pressione del fiato  e misurando il giusto impulso nell’attacco  di ciascuna nota, dalla più bassa alla più acuta, per ottenere il più bel suono possibile, si abitua (avete capito bene: si abitua!) a quella qualità.

Anche  per questo fenomeno si potrebbe azzardare una qualche spiegazione scientifica, ma accontentiamoci di  considerarlo un dato sperimentale; personalmente ne ho avuto molte conferme. Quello che ho potuto osservare è che vi sono flautisti che rodando uno strumento lo fanno migliorare notevolmente ed altri che regolarmente lo peggiorano.

3) come si esegue il rodaggio?

Vi sono alcune regole:

– Durante il periodo di rodaggio è consigliabile rispettare un intervallo di 24 ore fra due successive sessioni indipendentemente dalla loro durata.

– Per ritardare e limitare la formazione di condensa nel canale di insufflazione riscaldare sempre lo strumento prima di iniziare a suonare, tenendolo fra le mani o sotto la giacca; assolutamente non soffiare attraverso la finestrella perché il fiato umido, a contatto con la superficie fredda del canale, otterrà esattamente l’effetto contrario a quello cercato.

– La durata di una sessione di rodaggio è variabile, ma mentre il flautista esperto riesce ad accorgersi, da alcuni segnali che dà lo strumento, di quando sia opportuno interromperla, quello meno esperto dovrà attenersi alle durate ed alla progressione che vengono consigliate dal fabbricante: normalmente dieci minuti la prima settimana, quindici la seconda e così via.

– Oliare il flauto con olio di lino crudo secondo la procedura indicata più avanti, con frequenza almeno mensile durante tutto il periodo di rodaggio; successivamente ogni 4 – 6 mesi e al passaggio fra la stagione fredda e quella calda. La frequenza dipende soprattutto dal tipo di legno: maggiore per i legni teneri e porosi (pero, ciliegio, pruno, acero tenero) e minore per quelli più densi (ebano, bosso, acero duro); i flauti fatti di legno impregnato con paraffina non hanno necessità di essere oliati. L’olio deve essere spennellato sia esternamente che internamente fino alla regione sottostante la linguetta, evitando  il blocco e il canale d’insufflazione, dove avrebbe l’effetto di frenare lo scorrimento della condensa all’esterno. Sconsiglio di usare olii non essiccativi come quello di mandorle dolci perchè, col tempo, formano una pellicola appiccicosa che cattura e trattiene la polvere. In ogni caso non asciugare con gli scovolini di lana che di solito vengono forniti insieme agli strumenti di fabbrica.

4) quanto dura il periodo di rodaggio?

La durata del periodo di rodaggio può essere molto variabile, dipendendo sia dal tipo di legno, sial dall’obbiettivo che vogliamo raggiungere. In altri termini, se desideriamo che, a regime,  un flauto di acero possa suonare, ad esempio, un’ora,  potranno servire  6 settimane incrementando la durata di dieci minuti a settimana; per un flauto in bosso, legno più instabile, ci vorrà il doppio perchè l’incremento sarà di cinque minuti. Se l’obbiettivo sarà di suonare due ore al giorno il periodo di rodaggio avrà una durata proporzionalmente maggiore. Anche a regime, se si dovesse aumentare di molto la durata delle sessioni musicali, occorrerebbe raggiungere il nuovo target progressivamente.  Evidentemente però c’è un limite oltre il quale  un alto grado di umidità non può mantenersi a lungo senza danneggiare le caratteristiche meccaniche del legno; personalmente mi sono capitati  flauti super sfruttati per lunghi periodi, nei quali il legno del canale d’insufflazione  era vistosamente spappolato anche in profondità.

Solo per dare un’indicazione di massima direi che un flauto in bosso destinato ad un uso professionale di due ore giornaliere necessiterebbe di un rodaggio ottimale di sei – otto mesi

5)  dopo il rodaggio occorre far revisionare lo strumento?

Trascorso un anno dall’inizio del rodaggio, anche se non sono comparsi difetti evidenti di emissione o intonazione, è comunque opportuno  far revisionare il flauto dal suo costruttore, che ne conosce le possibilità e i limiti.

 

IMPIEGO A REGIME

6) quanto a lungo si può suonare un flauto a regime?

Finito il rodaggio ogni strumento ha  comunque un suo tempo ottimale di impiego che dipende dalle caratteristiche fisiche del materiale e strutturali, quali  dimensioni e  geometria del canale . Naturalmente le condizioni ambientali influenzano notevolmente la possibilità di prolungare la sessione musicale: mediamente non si dovrebbero comunque superare le  2 ore giornaliere (di preferenza, continuative) avendo sempre l’accortezza di pre-riscaldare il flauto prima di iniziare, soprattutto se si suona in inverno o in ambienti freddi, come ad esempio una chiesa.

La qualità del suono dovrebbe progressivamente migliorare entro pochi minuti dall’inizio della sessione musicale, mantenersi per un certo tempo a livelli ottimali per poi decadere leggermente, indicando l’opportunità di  sostituire eventualmente lo strumento.

E’ fortemente  raccomandato un uso del flauto regolare e continuativo perché consente di mantenere il più possibile costante il grado di umidità all’interno del legno e quindi inalterati i rapporti dimensionali. Lunghi periodi di inattività rendono necessario un riadattamento progressivo (piccolo rodaggio) alle condizioni normali di utilizzo.

7) come conservare il flauto a riposo?

Dopo aver suonato è importante rimuovere tutta la condensa dal canale di insufflazione: tenere con una mano la testa del flauto e con l’altra tappare l’estremità dal lato della mortasa; aspirare (mai soffiare!) con forza attraverso la finestrella in modo da far entrare aria fresca e asciutta nel canale. Poi, se possibile, asciugare anche l’interno del flauto con una bacchetta sulla quale si sia arrotolata della carta assorbente (va benissimo il rotolo da cucina). Tenere il flauto nella custodia  per il tempo strettamente necessario al trasporto, poi sarà opportuno sistemarlo in verticale su una rastrelliera . Se la sessione musicale ha avuto una durata importante, sarà bene evitarne il riutilizzo  per tutta la giornata.

8 ) come prevenire la comparsa di crepe?

Le crepe si possono formare per uno dei seguenti due motivi o per entrambi:

1) sbalzi termici e igrometrici (sosta prolungata in ambienti troppo caldi e secchi)

2) eccessiva pressione del blocco all’interno della testa del flauto.

Per la prima causa si deve ovviare controllando le condizioni ambientali ed effettuando regolarmente l’oliatura interna ed esterna con olio di lino crudo, come già descritto.

Per la seconda occorre  verificare periodicamente la forza necessaria all’estrazione e all’inserimento del blocco nella propria sede; questa operazione deve essere eseguita con grande cautela,  a strumento asciutto (cioè dopo almeno dodici ore dall’ultima sessione)  e consiste nel rimuovere il blocco mediante una bacchetta di legno di diametro di poco inferiore a quello della testa del flauto. L’estrazione deve avvenire senza troppa difficoltà con dei leggeri colpi di bacchetta dall’interno della testa. Successivamente controllare che il reinserimento del blocco sia  possibile con la semplice pressione del dito pollice, aiutandosi al più con qualche colpetto finale con la stessa  bacchetta di piatto nel senso della lunghezza. Qualora sia richiesto uno sforzo molto maggiore è opportuno consultare il costruttore ed eventualmente richiedere una revisione.

Dopo ogni sessione musicale, specie se intensa, deve essere controllato l’allineamento del blocco con il becco. Nei migliori strumenti artigianali, difatti, il blocco e la sua sede sono di forma conica al fine di consentire  la fuoriuscita del blocco  quando, a causa dell’aumento di umidità e di volume, questo rischierebbe di provocare crepe nella testa dello strumento. A flauto asciutto, con l’aiuto della bacchetta di cui sopra, l’allineamento deve essere ripristinato per assicurare le migliori performaces  del flauto

9) Alcuni flauti hanno la tendenza ad intasarsi dopo pochi minuti; è possibile evitarlo?

Inevitabilmente il fiato caldo, a contatto con le pareti del canale, genera la condensa che, sotto forma di goccioline, permane ostinatamente nella parte alta e ai lati del canale d’insufflazione, in prossimità dell’uscita. Occorre dunque ribadire la necessità di scaldare lo strumento prima di iniziare a suonare. Comunque, quando si sia formata la condensa deve essere assolutamente espulsa per non compromettere l’emissione dei suoni, in particolare di quelli acuti.

I flauti in materiale plastico, e spesso anche quelli in legno trattato con paraffina, sono irrimediabilmente afflitti da questo problema che costringe il suonatore a frequentissime suzioni di condensa.

Anche nei flauti in legno il problema, quando c’è, non  è di facile soluzione. Passato il periodo di rodaggio, durante il quale il fenomeno è molto evidente, la necessità di frequenti suzioni dovrebbe diminuire considerevolmente; la condensa, che pur si continua a formare dovrebbe essere espulsa con maggiore facilità all’esterno del canale ai lati della linguetta (situazione ottimale) o verso l’interno del flauto (che però può provocare scolo di condensa dal foro portavoce e conseguente incertezza nella emissione delle note acute).

Le cause che rendono difficoltosa l’espulsione della condensa, tralasciando le differenze dovute ai diversi legni,  sono principalmente legate alla geometria e alle dimensioni del canale di insufflazione e del tubo risonante; sono complicate da individuare e soprattutto da rimuovere; possono essere: un canale molto lungo, un blocco troppo alto, un blocco troppo basso, un rapporto fra le sezioni di entrata e di uscita dell’aria inadeguato, troppa concavità o convessità (pancia) nella parte superiore del canale, asimmetrie marcate etc. etc.

Cause di questo tipo sono ovviamente eliminabili solo con modifiche strutturali, comunque difficili da attuare e che modificano sicuramente le caratteristiche musicali dello strumento. Altre sembrano essere legate alla geometria complessiva del flauto. In linea generale, si osserva che il fenomeno è sicuramente più frequente nei flauti a canneggio conico accentuato (barocchi) di quanto non sia negli strumenti a struttura cilindrica o quasi cilindrica (Ganassi, Rafi). Nei flauti cilindro-conici tipo Praetorius, il fenomeno è meno avvertibile anche per la assenza dei suoni  più acuti del III° registro.

Anche se si tratta di soluzione palliativa, è possibile ridurre il fenomeno trattando le superfici del canale con una soluzione  tensioattiva (sapone) . Operare nel seguente modo: a flauto asciutto smontare il blocco, passare abbondantemente la soluzione sulle superfici sia del blocco che del canale, lasciare asciugare completamente, rimontare il blocco. Ripetere queste operazioni quando si prevede un uso intenso dello strumento (prove e concerti).

10) Come combattere la comparsa di muffe e funghi?

Il problema affligge un po tutti gli strumenti a fiato e in particolare quelli in legno che non possono essere puliti come gli ottoni o gli altri fiati in metallo. Nel flauto dolce questo problema è aggravato dalla presenza del canale di insufflazione dove le ridotte dimensioni e le caratteristiche assorbenti inducono il ristagno dell’umidità per molte ore o anche in permanenza in caso di uso intensivo.

Come prevenzione del fenomeno sarebbe una ottima accortezza riporre gli strumenti in una zona areata, magari  con l’aiuto di un ventilatore che movimenti l’aria ambiente.

Ho comunque avuto modo di osservare che alcuni flautisti sono più affetti di altri da questo inconveniente. Certamente un po  dipende dalle precauzioni igieniche che non tutti adottano prima di suonare, ossia la pulizia del cavo orale, ma anche dalle caratteristiche individuali della saliva che inevitabilmente si accompagna al fiato nell’atto di soffiare nel flauto.

Esiste una esigua ma sfortunata schiera di flautisti che, per quante precauzioni prendano, non riescono ad evitare la comparsa di muffa e funghi sulle superfici del canale d’insufflazione e, talvolta, anche all’interno del tubo risonante. In particolare si possono osservare sia una colorazione scura dell’interno del flauto sia il formarsi di escrezioni nere nel cananale, che accumulandosi possono  parzialmente occluderlo con conseguenze immaginabili sull’emissione sonora. Per questi ultimi non rimane che la soluzione di pulire frequentemente le superfici del blocco e del canale ed effettuare con maggiore frequenza una pulizia dell’interno del flauto strofinando energicamente con un panno di cotone  e olio di lino e, qualora si siano già formati funghi, portare lo strumento alla revisione del costruttore. Personalmente sconsiglio l’uso di prodotti chimici. Per accorgersi in tempo del fenomeno è opportuno osservare periodicamente l’interno del canale,  meglio con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, dirigendo lo strumento verso una sorgente luminosa.

In tutti i casi dubbi non bisogna temere di importunare il costruttore dello strumento per farlo ispezionare e pulire. In fondo quando acquistate uno strumento d’autore, e lo pagate profumatamente, nel prezzo è compreso anche questo servizio, che un artigiano coscienzioso non dovrebbe mai rifiutarsi di fornire gratuitamente.

 11) Oliatura del flautoLa superficie del flauto in legno va protetta dagli agenti esterni quali umidità, sporcizia, sudore ecc. La protezione si ottiene oliando periodicamente lo strumento sia internamente che esternamente con olio di lino crudo seguendo la seguente procedura a flauto asciutto:

  • munirsi di un lungo pennello a setole morbide oppure di un bastoncino alla cui estremità viene fissato una stoffa di cotone
  • Impregnare la stoffa o il pennello di olio e inserirlo all’interno del flauto fino a 1-2 cm. dal labium dello strumento
  • Assicurarsi di bagnare abbondantemente tutta la superficie interna e successivamente lasciare lo strumento in posizione verticale per circa 30 minuti, quindi asciugare perfettamente con la bacchetta su cui si sarà applicata della stoffa o carta, assorbente e pulita.
  • Oliare la superficie esterna di tutto lo strumento è strofinarla energicamente per rimuovere lo sporco e gli aloni che si formano intorno ai fori, poi asciugare bene.

Eseguendo periodicamente e scrupolosamente questa procedura si manterrà il legno in buona salute e ne guadagnerà anche l’aspetto estetico dello strumento.

Anche se vengono utilizzati e spesso consigliati altri tipi di olio io raccomando di utilizzare esclusivamente quello di lino crudo, possibilmente biologico per alimentazione, acquistabile in farmacia o erboristeria.

 

 

 

dolciflauti